L’energia nella trattativa M5S-Lega

I temi, i nomi e il giudizio di Mattarella

L’energia, dicono i ben informati, sarà uno dei temi al tavolo Lega-Movimento 5 Stelle, ma per i ministri che se ne dovranno occupare, dallo Sviluppo all’Ambiente (per non parlare dell’Economia) c’è già la consapevolezza che sugli accordi peserà il giudizio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: il suo orientamento sui ministeri sarà decisivo per la “spartizione”.

Investimenti, rinnovabili ed efficienza sono le tre parole magiche che mettono le parti politiche d’accordo, ma soprattutto Pmi (che vuol dire anche elettorato). Ieri si è svolto il primo incontro tra le delegazioni che si occuperanno di trovare i punti di raccordo dei due programmi di Governo; al tavolo hanno partecipato i leghisti Gian Marco Centinaio, capogruppo della Lega al Senato, Enrico Borghi, l’economista di riferimento del partito di Salvini, Nicola Molteni, attualmente presidente della Commissione speciale, Armando Siri, teorico della flat tax, Giancarlo Giorgetti, braccio destro di Salvini, e il senatore Roberto Calderoli. Per il Movimento un gruppo più ristretto, con i deputati Alfonso Bonafede, Laura Castelli e Vincenzo Spadafora, ex portavoce del leader politico del Movimento Luigi Di Maio.Nella nota congiunta diramata al termine dell’incontro tecnico alla Camera, Lega e Movimento hanno dichiarato “grande soddisfazione per la possibilità concreta di lavorare per il Paese e nell’interesse dei cittadini” e, a quanto risulta alla Staffetta, con un occhio speciale alle Pmi, un tema su cui Lega e Movimento hanno già dimostrato uno spiccato feeling. Dal comunicato emerge poco: “superamento della legge Fornero, sburocratizzazione e riduzione di leggi e regolamenti; reddito di cittadinanza, con iniziale potenziamento dei centri per l’impiego; introduzione di misure per favorire il recupero dei debiti fiscali per i contribuenti in difficoltà, studio sui minibot, flat tax, riduzione costi della politica, lotta alla corruzione, contrasto all’immigrazione clandestina, legittima difesa”. Oltre al comunicato, c’è già una linea che vede d’accordo le due parti: l’intenzione di usare l’arma degli investimenti pubblici. È ancora presto per capire in che termini. Oggi e domani ci saranno nuovi incontri, domenica il “contratto” e lunedì (nella migliore delle ipotesi) l’indicazione del Presidente del Consiglio. Sarà “un governo snello: oltre ai 13 ministri previsti ce ne saranno pochi altri senza portafoglio”. E comunque saranno “meno di 20”, ha detto ieri sera Spadafora, ospite a Porta a porta. Nella partita della “programmazione”, come l’ha chiamata Lorenzo Fioramonti, il candidato ministro dello Sviluppo economico del Movimento, intervenendo alla presentazione del libro di Edo Ronchi, Lega e Movimento non potranno non dare una lettura personale. A margine del tavolo, si parla di “riqualificazione energetica degli edifici, rinnovabili”, ma per definire gli argomenti nello specifico “è ancora presto”, e non solo perché la svolta dell’accordo di Governo è arrivata solo in settimana. Finora è stato facile dire “bolletta”: nelle critiche agli sgravi agli energivori e all’Autorità, Lega e Movimento hanno mostrato un fronte compatto, e il dibattito sul decreto Arera ha visto rilievi simili da parte prima del Movimento 5 Stelle e poi della Lega. Stessi dubbi sulla fine della tutela.  Lega o Movimento però non sono la stessa cosa, soprattutto se parliamo di incentivi e investimenti nelle infrastrutture. Un esempio su tutti è il catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi. Fioramonti si è espresso con forza contro i “16 miliardi” da togliere ai settori che ne beneficiano attualmente e “da mettere nelle mani di quelli che possono portare sviluppo ambientale”, mentre Gianpaolo Vallardi, esponente di punta della Lega, nel parere al decreto legislativo sullo smog ha invitato a non perdere di vista la sostenibilità “economica e sociale” delle misure. Questioni che con il piano energia-clima da redigere a breve non potranno essere rimandate di molto, e sicuramente non per i 5 anni della legislatura.

Ora, salvo che l’intera trattativa non salti di nuovo, tocca a Mattarella. Bonafede, intervistato ieri sera da Piazza Pulita, ha ricordato: “i consigli di Mattarella li ascoltiamo su tutto: come sempre avviene nella formazione del governo il presidente della Repubblica ha una parola importante, ha l’ultima parola. Noi presenteremo la nostra proposta congiunta con la Lega e vedremo lui cosa dirà”. Vanessa Ricciardi – Staffetta Quotidiana, 11-05-18

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