Gas, multiutility venete alla guerra: «Rischio monopolio, bollette più care»
Ascopiave e Agsm Aim contro l’ipotesi allargamento dei bacini di gara per le concessioni: le difficoltà per i soggetti più piccoli nel mercato.
L’asse veneto del gas è un appello a una forma di autonomia, a leggerlo fra le righe. Se si concretizzerà l’idea del Governo, che vorrebbe allargare territorialmente gli ambiti per le future gare per le concessioni della distribuzione (da pluricomunali a regionali o sovra-regionali), le aziende più legate al territorio rischiano. Bacini più grandi significa progetti e investimenti più grandi: per i colossi non è un impegno gravoso, ma lo sarebbe per i piccoli e medi soggetti con radici in Veneto, che hanno una capillare organizzazione e una efficiente capacità operativa, ma non finanziaria. Dopo l’alleanza sulla produzione e le reti dell’energia elettrica, che ha già messo dallo stesso lato della barricata Agsm Aim (Verona Vicenza) e Ascopiave (Treviso), stavolta la battaglia si configura sull’altro settore che tocca da vicino le bollette dei cittadini, il gas. «Con il piano del ministero non ci sarà più concorrenza e aumenteranno le bollette per i cittadini» dicono le utility venete.
Il taglio delle concessioni
Le concessioni del gas sono suddivise in ambiti Atem: in Italia ce ne sono 177, dei quali 15 in Veneto. La scorsa estate è emersa, da parte del Governo, la volontà di concentrare questi ambiti passando a 7 in tutta Italia. Presto si sono scatenate le voci dei territori e l’ipotesi di taglio è stata aggiornata, ma non più di 44 ambiti; in Veneto diventerebbero 3, al massimo 4. Se invece fossero mantenuti i 7 iniziali, il Veneto potrebbe avere un solo Atem regionale, o addirittura fare parte di un bacino interregionale. L’idea, oltretutto, è girata in un momento particolare, quando si parlava della fusione fra gli operatori Italgas e F2i, poi conclusa.
Al momento è in corso un’istruttoria del Garante della concorrenza e del mercato per valutare se vi siano condizioni sfavorevoli per la tutela della concorrenza.
Ed è al Garante che si rivolgono Agsm Aim e Ascopiave. Se quel piano dovesse concretizzarsi (non ci sono ancora le tempistiche) un big del gas potrebbe facilmente partecipare e vincere le gare, portando a casa l’intero bottino.
«Si arriverà a gestione monopolistica»
È un destino simile a quello già ipotizzato per la distribuzione dell’energia, che per oltre l’80% è nelle mani di Enel. Le concessioni dovevano essere redistribuite entro il 2030 (decreto Bersani) ma la legge di bilancio con un emendamento le ha prorogate di vent’anni. Le modalità dipenderanno dalle intese Stato-Regioni (motivo per il quale l’alleanza si è rivolta alle istituzioni). E ora tocca al gas. Agsm Aim e Ascopiave hanno esposto le proprie preoccupazioni al garante in audizione.
C’è un sentimento diffuso, qui in Veneto: l’operazione finirà per «far fuori i piccoli» dal mercato.
Anche dopo l’acquisizione di un ramo nella distribuzione del gas dai lombardi di A2A, la trevigiana Ascopiave non potrebbe competere su scala nazionale. «La concorrenza fra operatori garantisce il miglior servizio al minor prezzo per il
consumatore – spiega l’ad Nicola Cecconato -. Inoltre riducendo il numero degli ambiti, la scrematura non tiene conto della capacità industriale di offrire il servizio, che noi garantiamo con efficienza, ma diventa di tipo finanziario, e sarà fatta a monte, portando a una gestione monopolistica». Le conseguenze per le utility e multiutility «local» sono chiare: essere escluse dalle concessioni.
L’ipotesi di una squadra veneta.
Ma per chi paga le bollette? «Non possiamo sapere se l’operatore farà un’offerta con il servizio più efficiente e meno costoso – continua Cecconato –. Il monopolista fa il prezzo industriale e aggiunge il proprio margine». La richiesta è quindi che non venga modificato il numero degli Atem in Italia, per non privilegiare i grossi operatori (o quelli stranieri) e che le concessioni non possano superare il 50 per cento degli asset. Rileva Federico Testa, presidente di Agsm Aim: «Coinvolgendo gli operatori del territorio possiamo valorizzare la nostra dimensione industriale. Creando una squadra veneta potremmo ottenere centinaia di milioni di euro da investire qui, a favore delle famiglie e delle imprese, un modo concreto e solido per dare significato all’autonomia». Insomma, i margini di guadagno si terrebbero qui.
L’unione fa la forza?
Se il Governo vuole ridurre il numero degli Atem una spiegazione c’è, dice Fulvio Fontini, docente di economia all’università di Padova: «Gas ed energia sono settori sempre più importanti che richiedono grandi investimenti. La dinamica di crescita deriva dalla capacità di capitalizzazione e dalle esigenze della transizione ecologica. E non è detto che affidare la gestione a operatori più grandi comporti l’aumento delle bollette. Per competere gli operatori “minori” possono unirsi perché il processo è avviato: ambiti più grandi sono più appetibili e favoriscono la concorrenza».
Silvia Madiotto – Corriere del Veneto, 08-02-2025
Dal gas al contrasto al fenomeno Nimby: le priorità del Mase nel 2025
Tra gli obiettivi anche semplificazioni delle procedure Via e Aia nel settore industriale, il tema congestioni reti e uno studio sul potenziale geotermico.
Il passaggio sul nucleare
Diversificare gli approvvigionamenti di gas, potenziare le infrastrutture di trasporto e stoccaggio, semplificare le procedure Via e Aia nel settore industriale e intervenire contro il fenomeno Nimby, anche alla luce della partita aperta sulle aree idonee. Queste le principali azioni su cui si concentrerà il Mase nel corso del 2025.
Ad indicarlo è l’Atto d’indirizzo sulle priorità politiche del 2025 (e per il triennio 25-27) del ministero, pubblicato insieme al decreto n. 26 del 23 gennaio 2025 con cui viene adottato e che è stato registrato dalla Corte dei Conti il 5 febbraio.
Partendo dal gas, tra i punti fermi del Mase c’è il sostegno all’aumento della capacità dei rigassificatori di Panigaglia, Livorno e Porto Viro-Rovigo. Quanto a quello di Piombino, viene messo nero su bianco che “verrà dislocato nei prossimi
anni in Liguria”, malgrado la contrarietà del Consiglio regionale allo spostamento del rigassificatore a Vado Ligure.
Nel 2025 proseguiranno inoltre gli interventi per aumentare la produzione nazionale, oltre a quelli per monitorare, ed eventualmente incentivare, il riempimento degli stoccaggi. Un primo passo in tal senso il dicastero l’ha mosso nei giorni scorsi con il decreto per anticipare le aste.
Fronte rete elettrica, il documento parla di “incrementare la capacità di trasporto tra le zone di mercato e risolvere le congestioni del sistema per sostenere la forte penetrazione delle Fer”, tema su cui i lavori al ministero sono già in corso.
Si fa poi riferimento al progetto Hypergrid e allo sviluppo di nuove interconnessioni con Balcani e Nord Africa, anche in ottica Piano Mattei.
Nel 2025 saranno definiti i calendari delle aste Fer 2 per tecnologie diverse da biogas e biomasse e il Mase sarà impegnato nel monitoraggio delle leggi regionali attuative del DM Aree idonee. In tale contesto, “è ormai non più rinviabile un intervento che riesca ad incidere in modo significativo” sul fenomeno Nimby, “anche attraverso opportune norme”, si legge nel documento. E ancora, come detto, nel 2025 il Mase punta sulla semplificazione delle procedure Via e Aia nel settore industriale. Una priorità, si legge, che “dovrà essere attuata dalle strutture ministeriali in raccordo con la direzione Valutazioni e autorizzazioni ambientali e la Commissione Vas-Via”, oltre alle commissioni “Pnrr-Pniec e Aia-Ippc”.
Il documento delinea inoltre un calendario legato al rispetto del cronoprogramma Pnrr, come l’entrata in vigore della legislazione per ridurre i costi di connessione degli impianti di produzione di biometano alla rete del gas, tra le riforme incluse nel capitolo RepowerEu e previste per la seconda metà del 2025.
Per l’idrogeno, si fa riferimento ai lavori in corso per definire un regime tariffario di sostegno alla produzione di H2 verde.
Quanto alla geotermia, “il ministero intende avviare uno studio, su scala regionale e per tutto il territorio nazionale e a mare, che valuti il potenziale geotermico nazionale”. Non poteva mancare un riferimento al nucleare, con il doppio obiettivo di “preparare la filiera nucleare italiana con l’impiego di tecnologie innovative” e di realizzare il deposito nazionale.
Tra le priorità del documento anche azioni per l’economia circolare e il settore idrico, oltre a un lungo elenco di azioni per l’efficienza energetica: si va dal recepimento delle direttive Epbd ed Efficienza energetica, quest’ultima già nel Ddl di delegazione europea 2024, ai lavori in corso per la riforma delle detrazioni e del Fondo nazionale per l’efficienza energetica. Il Mase prevede inoltre l’avvio della definizione della Strategia nazionale per la povertà energetica, attraverso l’operatività dell’osservatorio nazionale.
QE, 07-02-25