L’Autorità concede la certificazione unbundling, ma il TSO entro giugno 2023 dovrà individuare la soluzione per un uso ai soli fini di autoconsumo. Entro il giugno 2027 gli interventi più strutturali.
Snam ottiene dall’Arera la certificazione finale come TSO in separazione proprietaria ma dovrà porre in atto una serie di misure per quanto riguarda il business del biometano. Misure peraltro più stringenti rispetto a quanto inizialmente ipotizzato dalla stessa Autorità nella delibera 501/2022 con cui era stata rilasciata la decisione preliminare di certificazione per Snam Rete Gas e Infrastrutture Trasporto Gas. Il Regolatore si è infatti dovuto uniformare al parere del 6 febbraio 2023 con cui la Commissione Ue ha rilevato talune criticità, anche in merito a quanto prospettato dal TSO.
In particolare, si legge nella delibera 140/2023, Bruxelles ha evidenziato che “l’introduzione delle misure comportamentali e di salvaguardia volte a prevenire influenza o flussi di informazioni tra le diverse controllate di Snam non possa sostituire la separazione strutturale prevista dalle norme sulla separazione proprietaria”. Concludendo che il rinnovo della certificazione “sarebbe possibile solo a condizione che Snam, o qualsiasi altra impresa che controlla direttamente o indirettamente Srg o Itg, rinunci a qualsiasi diritto pertinente nelle imprese che esercitano la funzione di produzione o la funzione di fornitura”. Il 23 febbraio 2023 Snam ha quindi proposto tre possibili azioni di separazione: il mantenimento solo di una partecipazione finanziaria passiva nelle società di biometano; l’impiego dei green-gases prodotti ai fini dell’autoconsumo; la gestione degli impianti di produzione di biometano come un servizio infrastrutturale offerto a terzi, sulla base di condizioni di accesso ed erogazione e tariffe definite dall’Autorità. Quest’ultima ritiene che tali azioni siano orientate a realizzare una “soluzione strutturale alle esigenze rappresentate dalla Commissione, ancorché con gradi e misura diverse”.
L’Arera valuta inoltre “l’attuale contesto in cui l’avvio di un mercato per il biometano è auspicabile sia per assicurare la diversificazione degli approvvigionamenti, sia per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati a livello europeo e 32 nazionale”. Infine, “il ruolo di Snam anche alla fine del 2026 non sarà tale, per i quantitativi prodotti, da rappresentare una posizione in grado di costituire ostacolo allo sviluppo del mercato”. Sotto questo profilo, va ricordato che il Piano al 2026 del gruppo prevede investimenti per 550 mln € sul biometano con l’obiettivo di portare gli impianti dagli attuali 40 MW a oltre 100 MW, per una produzione attesa di 200 mln mc. Alla luce di tali considerazioni, rimarca l’Autorità, “una decisione di rifiutare la certificazione risulterebbe una decisione sproporzionata, e quindi irragionevole”. Vengono però fissati precisi paletti. Innanzitutto, entro 30 giorni Snam dovrà aggiornare il Regolatore sull’implementazione delle misure già previste dalla delibera 501/2022.
Entro il 30 giugno 2023 il TSO dovrà poi inviare il piano per l’implementazione della soluzione di utilizzare il biometano prodotto e immesso in rete prioritariamente per autoconsumo, senza vendita a terzi. Infine entro il 30 giugno 2027 Snam dovrà implementare almeno una delle due soluzioni strutturali proposte, ossia l’investimento finanziario passivo e/o il modello dell’accesso a condizioni regolate agli impianti di smaltimento dei rifiuti e produzione di biometano.
Entro il 1° gennaio 2027 il gruppo dovrà comunicare la propria scelta e il relativo piano attuativo. Relativamente alle iniziative nel settore dell’idrogeno, conclude l’Arera, “al momento non vi è alcuna produzione e pertanto, allo stato attuale, il rilievo della Commissione su questo punto, che richiama l’applicazione dell’articolo 1, paragrafo 2, della direttiva 2009/73/CE, non può avere immediate ripercussioni sul procedimento in questione”.
QE, 08-05-2023