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Gas Naturale – GPL – GNL giovedì 1° febbraio 2024
Gare gas, abbandonare le velleità e partire dai problemi urgenti
Il commento del consulente Giulio Gravaghi
Senza una riformo dell’assetto delle gare per la distribuzione gas definito nel 2011, è velleitario pensare che le procedure possano decollare. Lo sostiene in questo articolo Giulio Gravaghi, attivo nella consulenza agli enti locali nella gestione delle procedure, secondo cui in attesa che una “riforma delle riforma” prenda corpo, con tempi necessariamente lunghi, servirebbero subito norme per gestire alcuni problemi urgenti, in grado peraltro, prosegue l’autore, di generare introiti significativi per lo Stato a fronte di un impatto mimino sulla bolletta.
Dal 2012 ad oggi sono arrivate a conclusione solo 8 gare d’ambito per il servizio di distribuzione gas, alcune con strascichi di natura giudiziaria. Allo stato nulla fa presagire un riavvio di queste importanti gare, con conseguenze sempre più gravi per il sistema distributivo del gas naturale in Italia. Si tratta di una situazione gravissima se pensiamo che il gas naturale è la fonte energetica più utilizzata nel nostro Paese. Lo utilizzano 23.000.000 di clienti finali.
Nonostante il forte peso del gas naturale nell’economia italiana ci risulta che nessuno stia lavorando per risolvere i gravi problemi di gestione e le pesanti incertezze per il futuro. Questo servizio, che la stragrande maggioranza degli italiani utilizza e apprezza, necessita di interventi urgenti per mantenere i livelli qualitativi che ne hanno assicurato lo sviluppo, commerciale e tecnologico. Non avendo realizzato le riforme sono venuti meno gli obiettivi a suo tempo previsti e l’incertezza del futuro sta creando pessimismo e disaffezione, favoriti dai cambiamenti epocali.
Il disposto dell’art. 6 della legge 118/2022, valorizzando adeguatamente le reti di distribuzione del gas naturale di proprietà pubblica avrebbe dovuto riavviare, accelerandole, le gare, rilanciando gli investimenti. In realtà l’entrata in vigore di questa nuova norma ha bloccato anche le poche stazioni appaltanti al lavoro per preparare e pubblicare il bando di gara. Sancire che anche la valorizzazione degli impianti di proprietà pubblica deve essere effettuata secondo le Linee Guida dell’allora Mise, cioè a Valore Industriale Residuo (VIR), da sempre prevista per definire il valore degli impianti di proprietà dei gestori, è certamente positivo ma non è sufficiente a superare le difficoltà dovute a procedure farraginose, lunghe e costose.
In questo momento nessuna gara è in corso e risultano ancora pendenti ricorsi ai Giudici Amministrativi chiamati a dirimere una serie di contenziosi tra Gestori del servizio, Comuni e Arera. Tali contenziosi hanno messo in discussione, sotto il profilo della legittimità, anche la portata, i limiti e gli effetti della delega al Comune investito della funzione di Stazione appaltante da parte dei Comuni appartenenti all’Ambito Territoriale. In questi anni anche la Corte dei Conti e l’Antitrust hanno preso posizione su alcune modalità di formulazione e gestione di questi bandi di gara.
Un confronto tra i testi di legge con cui fu avviata la riforma e quelli vigenti oggi, evidenzia profondi cambiamenti dovuti principalmente alle numerosissime deliberazioni di Arera. Vedasi a tale proposito la 714/2022/R/gas, pubblicata in ossequio al disposto del citato art. 6 della legge 118/2022. L’aumentata complessità richiesta per l’elaborazione del bando di gara, l’allungamento inaccettabile dei tempi ed i costi che lievitano senza essere coperti, avendo la maggior parte delle stazioni appaltanti e dei Comuni esaurito i fondi dell’Una Tantum assegnati nel 2014, rende sempre più difficile la loro riproposizione.
Un quadro desolante e preoccupante che impedisce il riavvio delle gare, complicato dal fatto che la maggior parte dei contratti di servizio sottoscritti a suo tempo dai Comuni con i Gestori del servizio, sono scaduti.
Abbandonare ogni velleità sulla fattibilità delle gare è un atto dovuto. Riformare il DM 226/2011, e con lui il D. Lgs. 164/2000, è una necessità. Compito non facile, impossibile da portare a termine in tempi brevi. Attualizzare una normativa vecchia di oltre venti anni, ed un regolamento che passa i dodici anni, nell’ambito di una transizione sconvolgente, è ambizioso e quasi utopistico. Il Parlamento deve farsi carico delle scelte politiche sul futuro di questa fonte energetica individuando il ruolo ad essa destinato nel contesto della transizione energetica. Innovazione gestionale e tecnologica ne dovranno essere gli strumenti capaci, se richiesto, di interagire con fonti energetiche rinnovabili. Deve essere la politica, supportata da tecnici di fiducia, ad elaborare e varare le norme di legge necessarie.
La riforma della riforma inattuata certamente richiederà tempi lunghi. Ma alcune problematiche, urgenti e improcrastinabili, potrebbero essere subito risolte con una norma di legge che preveda:
La razionalizzazione de sistema distributivo favorendo e aggregazioni societarie (gli operatori sono ancora oltre 200) con il riconoscimento in tariffa dell’investimento e il ricalcolo della Rab;
La possibilità per gli Enti locali di cedere subito a VIR gli impianti di loro proprietà ai gestori del servizio;
Disciplinare contrattualmente il periodo transitorio dalla scadenza del contratto fino alla conclusione della gara d’ambito e l’arrivo del nuovo gestore;
Stabilire canoni per tutti i Obbligare i gestori a cedere agli Enti locali gli impianti, previsti a devoluzione gratuita, alla scadenza naturale della concessione;
Riconoscere agli Enti locali la remunerazione del capitale per loro età;
E’ opportuno evidenziare che tutti questi interventi avranno un impatto minimo sulla bolletta del consumatore (1-2%), in presenza di oscillazioni ben più elevate per altre voci (Oneri di sistema, IVA, tasse varie, materia prima). Questi interventi garantiranno allo Stato introiti per alcuni miliardi di euro (plusvalenze, tasse di registro e ipotecarie, IVA, etc).